Scheda malattia
Anemia sideropenica
L’anemia sideropenica (IDA) è una anemia di tipo ipo-rigenerativo dovuta al deficit di ferro, elemento indispensabile per la sintesi del gruppo eme dell’emoglobina.
Si tratta della forma di anemia più frequente in età pediatrica. Nei paesi industrializzati, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), interessa il 20.1% dei bambini tra 0 e 4 anni di vita e il 5.9 % dei bambini tra 5 e 14 anni. La prevalenza aumenta notevolmente nei paesi in via di sviluppo.
EZIOLOGIA
Le cause che possono determinare una carenza di ferro sono diverse e includono:
- apporto alimentare inadeguato, ad es per svezzamento tardivo e/o dieta incongrua;
- limitazioni dei depositi pre-natali di ferro, come nel neonato prematuro, di basso peso alla nascita, nato da gravidanza gemellare o da madre affetta da grave sideropenia;
- aumentato fabbisogno in condizioni di rapido accrescimento staturo-ponderale, tipico della fascia di età compresa tra 6 e 24 mesi, ma anche dell’adolescenza e della gravidanza;
- ridotto assorbimento a livello intestinale, come in presenza di malattia celiaca, morbo di Crohn, infezione da Helicobacter pylori, terapia con inibitori di pompa;
- perdite ematiche croniche, talvolta occulte, come ad es mestruazioni abbondanti e/o frequenti, intolleranza alle proteine del latte vaccino, diverticolo di Meckel, ernia iatale, parassitosi intestinale.
QUADRO CLINICO
Le manifestazioni cliniche della carenza di ferro sono irritabilità, svogliatezza, anoressia, scarso accrescimento ponderale, lesioni trofiche delle mucose (glossiti, stomatiti angolari) e degli annessi cutanei (distrofia ungueale) ed aumentata suscettibilità alle infezioni. Nei casi più gravi di anemia si ha pallore, astenia, cefalea, tachicardia, tachipnea e ridotta tolleranza all’esercizio fisico. Talvolta le manifestazioni cliniche sono assenti anche in presenza di livelli di emoglobina molto bassi grazie all’instaurarsi di meccanismi di compenso che consentono di mantenere una buona ossigenazione tissutale.
INDAGINI DIAGNOSTICHE
Ai fini diagnostici si utilizzano i seguenti esami di laboratorio: esame emocromocitometrico e assetto marziale. All’esame emocromocitometrico si osserva anemia ipocromica microcitica, con contenuto e concentrazione emoglobinica globulare ridotti. L’ampiezza della distribuzione eritrocitaria risulta incrementata data la presenza di anisocitosi (dato utile ai fini della diagnosi differenziale con altre cause di anemia microcitica) e i reticolociti sono ridotti (indice di anemia ipo-rigenerativa). Alla valutazione dell’assetto marziale si avrà una riduzione della ferritina e della sideremia ed una riduzione della saturazione della transferrina che si riflette in un un aumento della capacità totale di legare il ferro con la transferrina transferrina (TIBC). La valutazione dell’assetto marziale consente una diagnosi differenziale con altre forme di anemia ipocromica microcitica (come la talassemia minor o l’anemia della malattia cronica). Infine, è importante indagare sulla eziologia della carenza di ferro, perché soltanto il riconoscimento della causa e la sua correzione possono garantire il risultato a lungo termine.
STRATEGIA TERAPEUTICA
La terapia della carenza marziale si basa sulla la correzione della causa che l’ha determinata e sulla somministrazione di ferro al fine di normalizzare i valori di emoglobina e ripristinare le riserve marziali. La via orale, salvo rare eccezioni, è la preferita. La dose di ferro ottimale è 1-3 mg/kg/die, preferibilmente in due somministrazioni, lontano dai pasti. In prima istanza sono consigliati i sali ferrosi (solfato, fumarato, gluconato e bisglicinato), in quanto meglio assorbiti rispetto a quelli ferrici. La somministrazione va protratta per almeno tre mesi dopo la normalizzazione della emoglobina per consentire il ripristino dei depositi di ferro. La somministrazione di ferro per os può provocare disturbi gastroenterici (epigastralgia, nausea, vomito, diarrea o stipsi) che possono comportare una scarsa aderenza alla terapia. In questo caso è possibile optare per la somministrazione a stomaco pieno.
La via parenterale è riservata ai casi di intolleranza ai preparati per via orale, nel malassorbimento cronico e nei casi refrattarietà alla terapia per os. Deve essere effettuata in ambiente ospedaliero ed il preparato più comunemente utilizzato è il ferro gluconato. Gli effetti collaterali più comuni sono artralgie, febbre e cefalea. La via intramuscolare viene invece poco utilizzata in quanto dolorosa e causa di discromie cutanee.
Dopo 12-24 ore dalla somministrazione del ferro si verifica la ricostituzione degli enzimi contenenti ferro e un miglioramento del quadro clinico; entro 48-72 h si assiste ad un aumento dei reticolociti che raggiunge il picco in quinta-settimana giornata. L’emoglobina si normalizza dopo un mese di terapia mentre i depositi di ferro tra il primo e il terzo mese.
La somministrazione di ferro come prevenzione della carenza marziale è indicata nei lattanti di basso peso alla nascita a partire dal secondo mese di vita (dose 1-4 mg/kg/die in relazione al peso), nei nati a termine allattati artificialmente a partire dal quarto mese e nei nati a termine allattati naturalmente a partire dal sesto mese ad un dosaggio di 1 mg/kg/die. Tale integrazione va proseguita fino al primo anno di vita senza superare la dose massima di 15 mg/die.
La prevenzione della sideropenia si basa sull’adozione di una dieta adeguata per l’età, sullo svezzamento tempestivo con introduzione di cibi ricchi in ferro, come la carne ed il pesce.