Scheda malattia

Linfoma di Hodgkin

Il Linfoma di Hodgkin (HL) è stato descritto per la prima volta in sette pazienti nel 1832 dal Dr. Thomas Hodgkin senza l’ausilio di un microscopio. La cellula di Reed Sternberg (RS), la cellula maligna nel HL, è stata descritta da Carl Sternberg nel 1898 e da Dorothy Reed nel 1902.

EPIDEMIOLOGIA

  • L’incidenza del HL in Europa è approssimativamente di 10,5 casi per milione nei bambini, 32,5 casi per milioni negli adolescenti e 56 casi per milione nei giovani tra i 20 ed i 24 anni.
  • Rappresenta dal 5% all’8,8 % di tutti i tumori dell’infanzia e dell’adolescenza.
  • Vi è una chiara distribuzione bimodale dell’età di insorgenza, con un picco negli adolescenti e nei giovani adulti di età compresa tra i 15 e i 35 anni.
  • Il secondo picco si verifica negli adulti, più anziani, oltre i 55 anni.
  • Nei pesi occidentali, il HL è raro nei bambini sotto i 10 anni.
  • In generale, c’è una lieve predominanza maschile nell’incidenza del HL

EZIOLOGIA

  • La causa esatta del Linfoma di Hodgkin (HL) è sconosciuta, ma studi suggeriscono una possibile eziologia infettiva.
  • L’HL è più frequente nei pazienti con HIV.
  • Il virus di Epstein-Barr (EBV) è stato implicato come causa di HL, ma non è la causa diretta.
  • I pazienti con familiarità hanno un maggior rischio di sviluppare un Hl, specie se si tratta di gemelli omozigoti.

ISTOLOGIA

Il Linfoma di Hodgkin si distingue in una forma classica ed una a predominanza linfocitaria. La forma classica è suddivisa a sua volta in quattro sottoclassi: ricca in linfociti, sclerosi nodulare (la più frequente), cellularità mista, deplezione linfocitaria.

QUADRO CLINICO

  • I sintomi più comuni sono linfonodi ingrossati, spesso asimetrici, non dolenti e non aderenti alla pelle.
  • Possono essere presenti febbre, sudorazione notturna, perdita di peso inspiegabile, affaticamento, debolezza, prurito e dolore nel sito di coinvolgimento della malattia dopo il consumo di alcol.
  • Nei casi più gravi, possono verificarsi tosse, dolore toracico, mancanza di respiro e sintomi addominali.

INDAGINI DIAGNOSTICHE

  • Esami ematochimici (VES)
  • Biopsia linfonodale con analisi istologica (esame obbligatorio)
  • TC del collo, torace, addome e bacino
  • PET-FDG: è lesame principale per la stadiazione e monitoraggio della risposta terapeutica.
  • Biopsia del midollo osseo (in alcuni casi selezionati)

CLASSIFICAZIONE WHO (2008)

  • L’HL si distingue in due forme: classica e a predominanza linfocitaria.
  • La forma classica è suddivisa in quattro sottotipi:
    • Ricca in linfociti
    • Sclerosi nodulare (la più frequente)
    • Cellularità mista
    • Deplezione linfocitaria

FATTORI PROGNOSTICI

  • Nei bambini: stadio avanzato, massa mediastinica bulky, albumina < 3,5 g/dl, febbre, sesso maschile, età 5-10 anni, linfonodi > 6 cm, VES elevata, GB > 11.500/mm3, Hb < 10 g/dl.
  • Negli adulti: VES > 50 mm/h, Hb < 10,5 g/dl, GB > 15.000/mm3, linfociti < 600/mm3, albumina < 4 g/dl.

TRATTAMENTO

Il trattamento del Linfoma di Hodgkin (HL) ha subito notevoli cambiamenti negli ultimi 30 anni. In passato, la radioterapia a campi estesi era il trattamento standard per l’HL in fase iniziale. Questo approccio includeva l’irradiazione dei linfonodi colpiti e di quelli adiacenti, anche se clinicamente non coinvolti. Sebbene efficace per molti pazienti a basso stadio, questa tecnica presentava il limite di causare effetti collaterali significativi.

Negli anni ’70, il regime chemioterapico MOPP (mostarda azotata, vincristina, prednisone e procarbazina) ha rappresentato un progresso importante. La sua combinazione con la radioterapia ha portato alla guarigione della maggior parte dei pazienti in stadio avanzato. Tuttavia, negli anni ’80, l’ABVD (adriamicina, bleomicina, vinblastina e dacarbazina) ha preso il suo posto, dimostrando una simile efficacia nel trattamento ma con una minore tossicità acuta e tardiva.

Trattamento di Prima Linea

Il trattamento iniziale dell’HL dipende da diversi fattori, tra cui lo stadio della malattia, le caratteristiche biologiche del tumore, le condizioni generali del paziente e l’entita della risposta dopo i primi cicli di chemioterapia. In generale, si basa su una combinazione di chemioterapia e radioterapia.

  • Stadio precoce: La chemioterapia viene spesso somministrata insieme alla radioterapia a campi ridotti ai linfonodi interessati. Regimi chemioterapici comuni includono ABVD (adriamicina, bleomicina, vinblastina, dacarbazina) e OEPA (vincristina, etoposide, prednisone, doxorubicina). I cicli sono generalmente due o tre.
  • Stadio avanzato: La chemioterapia è il trattamento principale, spesso con regimi più intensi come OEPA + COPDAC (ciclofosfamide, vincristina, prednisone, dacarbazina) o DECOPDAC (vincristina, etoposide, prednisone, doxorubicina, dacarbazina). I cicli sono generalmente sei e la radioterapia viene riservata alle sedi ancora positive al termine della chemioterapia.

Terapia di salvataggio per la malattia recidivante/refrattaria:

Circa il 10% dei pazienti a basso rischio e il 20-25% di quelli ad alto rischio sperimentano una ricaduta della malattia. Nonostante ciò, la maggior parte di essi può essere salvata con terapie di seconda linea o con chemioterapia con consolidamento mediante trapianto di cellule staminali (TCST).

La scelta della terapia di seconda linea dipende da diversi fattori, tra cui il tempo alla ricaduta, lo stadio della malattia, la presenza di sintomi B, il tipo e l’intensità del trattamento precedente e la risposta alla terapia di salvataggio. Le opzioni includono chemioterapia a dose standard, chemioterapia ad alte dosi con o senza TCST autologo e, per i pazienti plurirefrattari, trapianto allogenico di cellule staminali da donatore.

NUOVE ARMI CONTRO L’HL:

Oltre ai farmaci chemioterapici tradizionali, la ricerca ha portato alla scoperta di nuove armi per combattere l’HL:

  • Brentuximab vedotin: un anticorpo monoclonale anti-CD30 coniugato con un agente anti-tubulina, che ha dimostrato efficacia contro le cellule di HL.
  • Inibitori di PD1/PDL1: come pembrolizumab e nivolumab, che bloccano i recettori PD1/PDL1 favorendo la risposta immunitaria contro il tumore. Studi recenti hanno mostrato che la loro combinazione con la terapia anti-CD30 porta a tassi di risposta molto alti (80-90%), superiori a quelli ottenuti con il solo TCST, permettendo di evitare in alcuni set di pazienti lo stesso trapianto.

Questi farmaci sono particolarmente promettenti per il trattamento di recidive o pazienti con malattia chemio-resistente.

FOLLOW-UP E PROGNOSI

Al termine del trattamento, i pazienti vengono sottoposti a regolari controlli per monitorare l’eventuale ricomparsa della malattia e gli effetti collaterali tardivi. La frequenza dei follow-up diminuisce nel tempo (dai primi 3-4 mesi ogni anno) con l’obiettivo di valutare lo stato di salute del paziente e prevenire future complicazioni.

La prognosi per il Linfoma di Hodgkin è molto positiva, con una sopravvivenza a 10 anni dalla diagnosi superiore al 90%. Anche le recidive, a differenza di altri tumori, possono essere curate con successo nella maggior parte dei casi.

È importante sottolineare che queste informazioni sono di carattere generale e non sostituiscono in alcun modo il consulto medico. Il piano di trattamento per il Linfoma di Hodgkin viene definito individualmente per ogni paziente, in base alle sue caratteristiche specifiche e alla sua risposta alle terapie.

Al termine del trattamento i pazienti sono sottoposti a controlli periodici per verificare lo stato di malattia e per monitorare gli eventuali effetti collaterali tardivi legati ai trattamenti erogati.
La frequenza dei controlli è ogni 3-4 mesi nei primi due anni, ogni 6 mesi nel terzo, quarto, quinto anno, e poi con scadenza annuale.
La sopravvivenza a 10 anni dalla diagnosi è superiore al 90%. Le recidive di malattia, a differenza di quanto avviene in altre patologie oncologiche, possono comunque essere curate con intento definitivo.