Scheda malattia
Trapianto di cellule staminali emopoietiche
Il trapianto di cellule staminali emopoietiche (TCSE) rappresenta ad oggi un trattamento di cruciale importanza per diverse patologie pediatriche, tra cui neoplasie ematologiche e non ematologiche, immunodeficienze congenite, emoglobinopatie, insufficienze midollari ed errori congeniti del metabolismo, risultando parte integrante del percorso terapeutico per alcune patologie, e unica opzione terapeutica per altre. Nella procedura di trapianto si provvede alla sostituzione delle cellule staminali emopoietiche del ricevente, malfunzionanti o con caratteristiche di malignità, con quelle di un donatore sano. L’infusione di cellule staminali emopoietiche (CSE) è solitamente preceduta da un regime di preparazione al trapianto, definito regime di condizionamento, basato sull’impiego di chemioterapici, associati in alcune condizioni a trattamento radiante. Lo scopo del regime di condizionamento è quello di “fare spazio” alle CSE del donatore, eliminare il sistema immunitario del ricevente per ridurre il rischio di rigetto ed eliminare le cellule neoplastiche eventualmente residue.
Le indicazioni al TCSE in età pediatrica si possono quindi così riassumere: 1) trattamento di patologie tumorali; 2) sostituzione o modulazione di un sistema immunitario e/o emopoietico assente o malfunzionante; 3) trattamento di malattie geneticamente determinate, caratterizzate da una espressione insufficiente di un prodotto genico, in cui la cellula staminali emopoietica difettiva possa essere sostituita con una cellula staminale dotata di normale espressione genica.
A seconda della patologia di base, gli attuali approcci trapiantologici possono prevedere la reinfusione di CSE del paziente stesso (trapianto autologo) o di un donatore sano (trapianto allogenico), identificato all’interno del nucleo familiare oppure attraverso i Registri Nazionali e Internazionali dei Donatori di Midollo Osseo e di Sangue Cordonale.
Il trapianto autologo (auto-TCSE) trova il suo campo di applicazione principalmente nel trattamento di diverse neoplasie solide dell’età pediatrica (neuroblastoma, linfoma di Hodgkin, retinoblastoma, sarcomi delle parti molli, tumori cerebrali) rappresentando in alcune condizioni lo standard di cura. In questo contesto, l’impiego di un trattamento chemioterapico a dosi elevate, seguito dall’infusione di CSE del paziente, precedentemente raccolte e criopreservate, consente di massimizzare l’effetto del trattamento antitumorale, superando le complicanze legate alla tossicità midollare. Un più recente e promettente campo di applicazione dell’auto-TCSE, ancora in fase sperimentale (protocolli in fase I/II), prevede il suo impiego come piattaforma per consentire la reinfusione di cellule staminali emopoietiche geneticamente modificate in soggetti affetti da patologie determinate da un noto difetto genico, come nel caso della β-thalassemia o di selezionate immunodeficienze.
Il trapianto allogenico (allo-TCSE) risulta parte integrante del trattamento di neoplasie ematologiche con caratteristiche di particolare aggressività all’esordio (alti rischi) o recidivate dopo trattamenti di prima linea, così come opzione di cura definitiva per numerose patologie non neoplastiche. L’utilizzo di metodiche sempre più sofisticate per l’identificazione di un donatore con la compatibilità migliore, associato a tecniche avanzate di manipolazione cellulare, consentono ad oggi non solo l’impiego di donatori “convenzionali” (fratelli o sorelle compatibili) ma anche di donatori non familiari compatibili o di donatori familiari parzialmente compatibili (aploidentici), rendendo così possibile la realizzazione di una procedura trapiantologica per un numero sempre maggiore di pazienti.
Il miglioramento delle terapie di supporto, associato alla possibilità di utilizzare donatori alternativi, ha fatto sì che il numero di trapianti effettuati in Italia in età pediatrica abbia presentato un incremento esponenziale, attestandosi tra i 500 e i 600 trapianti effettuati in un anno in Italia negli ultimi 10 anni.
Nell’ultimo decennio, si è inoltre assistito allo sviluppo di strategie di immunoterapia adottiva, basate sull’infusione di linfociti T patogeno-specifici, così come sull’infusione di linfociti T trasdotti con recettori chimerici (CAR T) in grado di riconoscere specificamente particolari antigeni associati alle cellule tumorali.
Questo tipo di linfociti anti-tumore rappresentano una sorta di rivoluzione nel campo dell’allo-TCSE, in particolare per il trattamento di quei pazienti affetti da tumori non responsivi a terapie citostatiche convenzionali.